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Episodio quattro: Il Jazz, una pianista e Alice nel paese delle meraviglie. Intervista alla pianista Daniela Mastrandrea

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“Abbi cura del senso e i suoni si prenderanno cura di se stessi.”

(Lewis Carroll)

 

[ Interno giorno ] Quando arriva la domenica sembra che il tempo voglia accelerare, come se non volesse godersi affatto quelle ventiquattr’ore di riposo e riprendere nuovamente il ritmo, correre, correre ma poi, per andare dove? Quando vedo che il mood sembra prendere quella direzione, mi fermo, totalmente; metto su un vinile oppure accendo Spotify anche perché le radio mi hanno stancato, nella misura in cui ci si ascolta sempre e solo la stessa musica, degli artisti che non solo magari bravi ma che hanno dietro produzioni che pagano per esser sempre presenti nella top dell’airplay. 

Stamane piove e chissà perché, fateci caso, quando piove o c’è brutto tempo la musica adatta da ascoltare è il jazz o del blues. Accendo l’impianto stereo e metto un disco che mi è arrivato qualche settimana fa, ossia Duo della pianista Daniela Mastrandrea da lei composto e inciso insieme al collega contrabbassista Michele Paternoster

Come dicevo, mi è stato spedito qualche settimana fa dalla stessa Daniela per un semplice motivo, mi ero innamorato di alcuni pezzi e avevo davvero voglia di parlarne con lei in una chiacchierata qui sul mio amato moleskine e su Fix On Magazine

Cari lettori, per l’episodio quattro di questo mio spazio personale condiviso con tutti voi c’è della musica oggi e c’è un’intervista ma più che considerarla tale, è il mio modo per conoscere e farvi conoscere una pianista e compositrice eccelsa. 

L’intervista è pronta da un po’. Ed anche noi. Buona lettura e buon ascolto. 

Cara Daniela, innanzitutto grazie davvero di cuore per il bellissimo regalo che mi hai fatto e non parlo del cd, ma di averti qui con me nel mio Moleskine. Come stai innanzitutto? 

Come stai?” è una domanda apparentemente semplice ma complessa. Pensando al qui e ora, sono felice di chiacchierare insieme a te e grata per l’opportunità che mi offri, perciò direi che sto bene perché in buona compagnia (sorriso).

Viaggi. Ciò che la nostra vita rappresenta non è altro che un enorme viaggio continuo, con tappe, fermate, luoghi da visitare, persone da incontrare. Per questione di praticità partiremo dall’ultima tappa, ossia da Alice nel paese delle meraviglie e del tuo libro di partiture pubblicato un paio di settimane fa su Amazon. Come è nato questo libro e come mai l’opera di Lewis Carroll? 

In realtà l’opera di Lewis Carroll c’entra solo nella misura in cui ne ho preso in prestito i due titoli Il Brucaliffo e Nel paese delle meraviglie: ho voluto giocare con la leggerezza, il tema trattato dalla dottoressa Agnese Scappini in relazione a sua sorella Alice. Avevo scritto questo tema a seguito del TED talk di Legnano, nel quale la dottoressa Scappini è intervenuta. Il libro è la naturale conseguenza dei due singoli usciti in digitale in un unico EP, Nel paese delle meraviglie. Per tutte le mie composizioni e uscite discografiche creo una raccolta di spartiti. 

“I legami e gli incontri, con le loro logiche irrazionali, rientrano fra i grandi misteri della vita…” Cito parte dell’abstract del tuo disco Duo per parlare proprio dell’importanza dei legami per realizzare un’opera artistica come un disco jazz. Al di là del rapporto di amicizia fraterna che hai con Michele Paternoster, quanto sono  importanti per te abitualmente i legami nel tuo lavoro e nel tuo modo di comporre? 

La musica per me è un qualcosa che riguarda lo spirito, non la materia. Sono sempre stata selettiva ma negli ultimi anni lo sono diventata ancora di più. Ho scelto la musica nella sua essenza più pura e sceglierla in tal senso vuol dire scegliere con chi farla.

“Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.

-“Che strada devo prendere?” chiese.

La risposta fu una domanda:

– “Dove vuoi andare?”

– “Non lo so”, rispose Alice.

– “Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza“.

 

Strade. Come dicevamo prima, durante i nostri viaggi percorriamo principalmente diverse strade, ci troviamo di fronte spesso a dei bivi che qualche volta magari ci fanno dubitare di noi stessi e della direzione da prendere. Guardando ciò che hai realizzato ora, quante volte è capitato di trovarti davanti a delle situazioni dove magari ti avrebbero portato altrove se avessi intrapreso quelle strade? 

In ogni secondo della nostra vita abbiamo davanti un potenziale futuro diverso da quello che stiamo scegliendo. In qualunque momento abbiamo davanti una possibile strada alternativa, ma se si è convinti di ciò che si fa, se si mette il cuore in ciò che si fa, ogni strada è quella giusta.

Duo. Dieci tracce dove si percepisce in modo netto l’essenza di ciò che si è realizzato, la consapevolezza di aver dato vita ad una nuova storia, fatta di emozioni, sensazioni miste a tecniche, ad improvvisazione, a libertà creativa. Qual’è per te, Daniela, la libertà emotiva sposata a quella creativa? 

Duo nasce durante la mia adolescenza, in un momento di spensieratezza. Spesso appuntavo temi su quaderni che conservo ancora oggi e dal quale spesso attingo. Se posso permettermi uscite discografiche mensili è anche per la tanta musica scritta nel corso degli anni. Mi ha sempre dato gioia suonare, ma ancor di più scrivere. Credo che quello che abbia mosso Duo sia stato l’entusiasmo adolescenziale legato all’amore che ho sempre provato per la scrittura. 

Cit. “Massimo Troisi ha dei sogni nel cassetto?”

       “No, ma teng ‘o cassett” 

Mentre parlo con Daniela approfittiamo anche per far partire alcune delle tracce di questo meraviglioso album e penso alle mie due preferite, ossia Take it easy e Midnight Tokyo anche se sono tutte di un elevato spessore tecnico ed emotivo. Apro il mio Moleskine e ricordo di averli annotati lì i titoli. Penso ai sogni nel cassetto, di quelli che noi tutti abbiamo e di quelli che riusciamo a tirar fuori, togliere un po’ di polvere e metterli in pratica. Penso ai miei ma non è questo il momento. Mentre l’ascolto parlare preparo un caffè che non deve mai mancare ma sono onesto, non sono bravissimo nel prepararlo alla napoletana e mi accontento di ciò che vien fuori dalla mia Dolce Gusto della Nespresso. Buono ma da napoletano forse sarebbe preferibile imparare bene a farlo. 

Cara Daniela, siamo quasi in dirittura d’arrivo. Prima di preparare il caffè mi è venuta in mente quella famosa intervista di Gianni Minà dove chiese a Massimo Troisi se lui avesse sogni nel cassetto. Al che mi vien da chiederti in modo semplice: quali sono i tuoi sogni nel cassetto? E quali sono stati quelli invece che ancora conservi lì? 

Ho sempre avuto un solo e unico sogno: scrivere. È l’unico sogno che ho e che ogni giorno tiro fuori dal cassetto, dando vita alla musica che scrivo e che ho scritto. 

Sei album, tre EP e trenta libri di partiture. Il tuo viaggio è pieno di poesia e ricchezza, di crescita, di strade intraprese, di viaggi, di emozioni vissute. Partendo da Alice nel paese nelle meraviglie, quale sarà il tuo prossimo viaggio? 

Il mio prossimo viaggio sarà un brano fortemente introspettivo, una composizione scritta per il testo di Magnifica, una toccante poesia di Bartolomeo Smaldone. Alla voce, il calore e il colore di Badrya Razem, l’unica che per me avrebbe potuto rendere nella sua essenza più profonda il senso di questo brano, nel suo struggimento e nella sua malinconia. Il brano uscirà il 24 novembre sui negozi digitali con relativa partitura su Amazon.  

Grazie ancora mille di cuore per essere stata qui con me, ascoltare il tuo disco e parlare di musica ed emozioni. 

Grazie a te Giacomo, felicissima di aver parlato con te e di aver trascorso un tempo di qualità insieme. 

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Giacomo Ambrosino

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